Come desideri?
Tempo di lettura: 1 minuto e 30 secondi
Le filosofie orientali sono comunemente collegate all’assenza di desiderio, alla ricerca di una imperturbabilità che viene considerata pace. Ma come si fa ad eliminare del tutto il desiderio? Anche il semplice fatto di voler mangiare per sostentarsi è un desiderio.
Forse la questione è il modo di desiderare.
Ne possiamo considerare principalmente due.
Uno è un modo Fuoco, Yang. Il centro viene messo al di fuori, nell’oggetto (o situazione, o emozione, o quel che sia) che viene desiderato, e si comincia a rincorrerlo. Questo, anche se ci accende un bel fuoco propulsivo dentro che spinge all’azione, rischia di consumare molte energie. Non si arriva mai ad averne abbastanza, e su quel fuoco finiamo per rosolarci noi stessi, come maialini allo spiedo, mentre questo desiderio insaziabile ci divora.
Si può arrivare al cosiddetto Fuoco di Stomaco. Il Fuoco serve fisiologicamente allo stomaco per digerire: è il corrispondente, in medicina cinese, degli acidi gastrici. Quando è in eccesso, però, è come se lo Stomaco dovesse lavorare sempre: si ha sempre fame, si ha sempre bisogno di sgranocchiare qualcosa, si è sempre alla ricerca di qualcosa che “ci sazi”. Spesso la causa di questo è lo stress, l’eccesso di attivazione nervosa; alla base dello stress però può esserci anche questa modalità di desiderare, in cui si vuole tutto, e subito, e che sia sempre perfetto.
Ma c’è un altro modo di desiderare e muoversi verso ciò che si vuole, un modo Yin, come acqua; lo impariamo da un’altra funzione corporea, quella del Rene.
Nel Rene si trova un aspetto psichico, lo Zhi, che viene di solito tradotto come Volontà, e che rappresenta la capacità di portare a termine il proprio mandato, la vita che si è venuti a vivere. Questa volontà è centrata dentro la persona, è un tutt’uno con la persona stessa, è radicata nell’identità più profonda, che i Reni appunto rappresentano: i Reni sono il seme che viene piantato nella terra-corpo, per dare origine alla pianta che siamo noi, che è la nostra vita.
Utilizzando questo modo di volere, il centro non sta più fuori, non si viene più abbindolati dal desiderare tutto quello che ci passa davanti. Qui non c’è fuoco che divampa: c’è l’acqua che scorre, e che, semplicemente seguendo la gravità, trova sempre una strada per muoversi, per continuare ad andare.
Purtroppo, in questo periodo storico improntato al bisogno di consumare, il desiderio viene stimolato quasi sempre in modalità Fuoco, e di sicuro cambiare questa prospettiva non è semplice. Ma se ci si riesce, si scopre un desiderare, un volere, che è centrato. Un sedersi in se stessi, semplicemente, e andare spontaneamente verso le cose che ci servono, che ci corrispondono, che sono utili per il nostro cammino. Un desiderio che non ci consuma, ma che al contrario ci nutre e ci fa essere noi stessi.